Changes by Mishy-mo [Traduzione - OneShot]

I cambiamenti non sempre sono un male...

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  1. House&Cameronthebest
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    One-Shot di Mishy_mo tradotta da me per sua gentile concessione...

    Thanks sweetie! :wub:

    Changes

    Cameron lo guardò stare in piedi in ufficio, mentre guardava fuori, verso la bianca terra delle meraviglie, che era discesa su Princeton. Guardò il luccichio del cattivo umore, che gli splendeva negli occhi e che nascondeva qualcosa di più profondo. Guardò un sorriso furbesco incurvargli le labbra, ma questo non raggiunse del tutto la superficie estesa della sua bocca.

    Lei sapeva che lui stava guardando il proprio posto auto.

    Per il quale aveva combattuto.

    Lei quel posto non l’aveva ottenuto.

    E non era riuscita ad avere nemmeno lui.

    Quando c’era stata la faccenda della moquette macchiata di sangue, per la quale House aveva lottato con le unghie e con i denti, lei aveva pensato che lui si fosse comportato come al suo solito. O che questo fosse al massimo un disperato tentativo, per far seccare la Cuddy e per riaffermare il suo status di uomo alfa all’interno dell’ospedale dopo otto settimane di ricovero.

    Il fatto che la Cuddy gli avesse mentito lo aveva colpito fortemente. Quella bugia l’aveva fatto dubitare di sé stesso, il che per lui era stato come una pugnalata molto dolorosa alla schiena. L’intelligenza di House si basava sulla sua sicurezza, o meglio sulla sua arroganza: quella bugia gli aveva sminuito la fiducia, che aveva, e Cameron si ritrovò a pensare che un House, che sceglieva la via più sicura e che andava a tentoni con le diagnosi, fosse praticamente non produttivo e veramente molto fuori luogo, rispetto alla facilità e velocità con cui di solito loro risolvevano i casi.

    Ma questo suo comportamento… Molti mesi dopo quel fatto e dopo che la Cuddy gli aveva parato il sedere, evitandogli di andare in prigione…. Tutti questi avvenimenti l’avevano turbata moltissimo.

    E dagli sguardi, che House rivolgeva alle cose, si poteva capire che lui fosse turbato da qualcosa di più profondo, rispetto al mero posto macchina o alla moquette.

    Le sue azioni sembravano un tentativo disperato di controllare le cose intorno a sé, anche se, indirettamente, le strategie di colpevolezza e guerriglia, che metteva in atto, facevano intendere che qualcosa, per lui fuori controllo, fosse inequivocabilmente cambiata. E la cosa non lo rendeva per niente felice.

    C’erano state solo pochissime cose, su cui lei aveva visto House essere d’accordo, rispetto a tutte le altre volte in cui non lo era stato: erano stati semplicemente il disinteresse e l’indifferenza a permettere che il cambiamento continuasse. Ma, ultimamente, la cosa anche più banale, che andasse dal modo in cui lei sistemava i casi all’interno degli armadietti alla moquette macchiata di sangue dell’ufficio, fu criticata sia con furia che con petulanza.

    Cameron si era arresa per amore di un capo, che si era placato e che era diventato relativamente felice, ma ciò non significava che lei non doveva domandarsi il perché delle sue azioni.

    E di fronte a quest’ultimo atto di comportamento da bambino, lei aveva ancora più domande del solito in testa.

    L’ufficio era freddo e dalle finestre entrava l’aria pungente del mattino, che aspettava soltanto d’essere sostituita dall’economico sistema di riscaldamento dell’ospedale, che si era attivato automaticamente nemmeno un’ora prima. Nonostante ciò, lei si rifiutò d’indossare il camice bianco, sebbene non stesse aggirandosi per l’ospedale e ben sapesse che quell’indumento le avrebbe offerto un pochino di calore in più, rispetto al pullover che aveva tirato fuori quel giorno, per vestirsi.

    Era giorno: primo mattino. Era troppo presto, perché Foreman e Chase entrassero con disinvoltura in dipartimento con un ‘buongiorno’ e con dei commenti riguardo gli effetti deprimenti del tempo, passato in mezzo al traffico. Era troppo presto per House, eppure lui era di già in piedi in ufficio, a guardare il proprio posto auto.

    Era un altro modo di controllarsi.

    Con un sospiro lei chiuse la finestra della cartella delle e-mail, che si trovava sullo schermo del computer, si mosse verso la macchina del caffé e preparò due tazze.

    Si prese una pausa, per prepararsi alla battaglia, che sapeva avrebbe intrapreso tra pochi minuti.

    Entrò nel suo ufficio senza bussare.

    Posò le tazze sulla scrivania con due tonfi leggeri.

    Lui non si girò. E non parlò.

    Lei non se ne andò.

    “Che cosa è cambiato?” gli chiese con voce calma e confidenziale.

    “Cosa?” disse lui, girandosi leggermente, per guardarla con uno sguardo quasi incredulo.

    “Che cosa è cambiato?” ripeté lei con voce più insistente.

    “Nulla. Nulla è cambiato. Non hai visto che il mio posto auto ha di nuovo il mio nome sopra?” - disse sarcasticamente, prima di schernirla – “E tu ti definisci intelligente”

    “Qualcosa deve essere cambiato” - disse lei in tono curioso e determinato – “Altrimenti per quale altro motivo dovresti fare tutto questo?”

    “Tutto cosa?”

    “La moquette, il posto auto”

    House rimase in silenzio, mentre gli occhi non persero il contatto visivo con lo sguardo inquisitore di lei. Dopo un momento, si mosse, per aggirare la scrivania e starle di fronte solo a pochi pollici di distanza: la sfidò con la propria vicinanza e sperò di poterla far uscire dallo studio o quanto meno di farla allontanare dalla discussione corrente.

    “Mi piacciono le cose nel modo in cui sono” disse in tono lento e quasi pericoloso.

    “Non sei mai stato così. O perlomeno non ti sei comportato così male come ora. Qualcosa deve essere cambiato, qualcosa che non hai potuto controllare: per cui adesso stai cercando di far rimanere nello stesso modo tutto ciò che puoi, nella speranza che in futuro tutto rimanga identico e che tu non debba confrontarti con ciò, che è cambiato”

    Lui rimase in silenzio, un cipiglio gli caratterizzò i lineamenti e deglutì sonoramente, prima di abbassare lo sguardo.

    Lei vide qualcosa in quegl’occhi, ma gli permise comunque di abbassarli, mentre un senso di debolezza l’attraversò, vedendo come lui eludeva le sue domande.

    “Dunque, cosa è cambiato?” – continuò lei – “E più in particolare, perché non ti piace e perché non lo puoi far ritornare come prima”

    Gli occhi di lui riagganciarono quelli di lei, mentre la disperazione delle azioni precedenti si rispecchiò nelle sue profondità di ghiaccio.

    “Io…” – iniziò lentamente, ma poi si fermò: le parole quasi non ne vollero sapere d’esser dette, ma con un risoluto sospiro continuò – “Io sono cambiato”

    “È stata l’operazione?”

    “No”

    “La sparatoria?”

    “No”

    “Allora cosa? Come?” gli chiese lei in tono calmo ed incoraggiante.

    “No” - disse fermamente, raddrizzando le spalle e facendo risplendere gli occhi di determinazione – “Sai che qualcosa è cambiato. Sai che quel qualcosa sono io. Non è abbastanza per la tua curiosità di oggi?”

    “Sarebbe abbastanza per la tua?” replicò lei, poggiandosi le mani sui fianchi, come segno d’indignazione.

    “Tu non sei me” le disse lentamente, facendo emergere dalle parole qualcosa di fiero e minaccioso.

    “Anche se mi amareggia ammetterlo, sono molto più simile a te, di quanto tu sappia”

    “Lo so” replicò, con qualcosa d’indistinguibile in voce.

    Lei fece una piccola pausa, per considerare le sue parole ed il suo tono di voce, prima di continuare – “Come sei cambiato e perché?”

    “Non posso…” mormorò, ritornando a guardare il pavimento ancora una volta.

    “Maledizione, House! Dimmelo e basta: mi sta facendo diventare pazza!”

    Tu stai facendo diventare pazzo me!”

    “House, cosa intendi dire con ‘ti sto facendo diventare pazzo’?” - gli chiese lei in tono esasperato, prima che la paura le attraversasse gli occhi – “Hai intenzione di licenziarmi?”

    “No!” disse a voce alta lui, come se quello fosse l’ultimo dei suoi desideri. Poi con più tranquillità ed in modo rassicurante disse – “No”

    “Allora cosa? Perché…” gli disse lei con stupore.

    “Finiscila” le disse, quasi comandandoglielo.

    “House” lo implorò lei, mentre la preoccupazione le alterava i delicati lineamenti.

    “Cameron..”

    House la guardò con assoluta serietà ed in un modo così diretto, che lei non aveva mai visto prima. Lei sentì, più che vedere, la mano di lui raggiungerla: il calore della sua mano le attraversò il corpo in profondità.

    Lei prese un bel respiro.

    Lui scosse leggermente la testa.

    “Maledizione!” mormorò lui, chiudendo la mano a pugno e portandosela vicino al corpo: guardò la sua stessa ombra, come se questa l’avesse appena accoltellato alle spalle.

    “Cos…” iniziò Camion.

    House rilassò la mano e le posò il palmo sulla guancia, prima di piombarle sulle labbra con le proprie, un po’ per fermarla dal parlare, un po’ perché aveva tentennato dall’attuare la propria intenzione, più a lungo di quanto si preoccupasse ammetterlo.

    Cameron era completamente sotto shock, completamente sorpresa dall’improvviso contatto intimo con l’uomo, per il quale si era strutta dal desiderio per così tanto tempo. Il tocco di House fu delicatissimo, le accarezzò la guancia col pollice e le labbra con le sue: il tutto fu in contrasto con la ruvidezza del suo mento non curato, che le si strofinò addosso. I sensi le andarono a fuoco: il sapore, l’odore, il calore diretto dei loro corpi vicini in modo così allettante….Senza nemmeno pensarci rispose con una lussuria, che le stava nascendo dentro lentamente: girò leggermente la testa e si piegò verso di lui, gli raggiunse il collo con la mano sinistra, sentendogli il battito delle pulsazioni, che si accordava al suo, e la ruvidezza, causata dal passaggio di una pallottola, che gli era penetrata dentro la pelle e che aveva minacciato di portarlo via da lei.

    Quando gli toccò la cicatrice, il bacio divenne più intenso ed insistente: le loro labbra leggermente socchiuse si mossero con determinazione e passione, ma l’effusione rimase ancora lenta ed incerta: House fece rimanere il bastone contro la scrivania e le strusciò il braccio destro attorno al polso quasi nervosamente; Cameron fece lo stesso, facendo scivolare la mano destra sotto la giacca di lui, sia per supportarlo sia per appoggiarsi a lui. I loro corpi si toccarono quasi per intero dalla testa ai piedi.

    Allison emise un dolce gemito debole, quando sentì la lingua di lui, accarezzarle le labbra per la prima volta: gli passò la mano sinistra tra i capelli già disordinati e si arricciò tra le dita le ciocche, che lui aveva dietro la testa, mentre lui la spinse più duramente contro di sé. Con la lingua le accarezzò le labbra ancora una volta, lei le aprì con desiderio, ma lui non continuò. Gliele toccò di nuovo e lei gemette d’indignazione, mentre lui la tentava ancora. Lei lasciò che la lingua sfrecciasse in avanti, per sentire il suo sapore: fu lui stavolta a gemere, prima di accondiscendere ed approfondire il bacio.

    Presero dei piccoli respiri e li buttarono fuori tanto velocemente, quanto le loro lingue duellarono, e si spinsero duramente l’uno contro l’altra, disperati per il calore e la sensazione, che l’altro corpo emanava.

    Si divisero con riluttanza, facendo rimanere le loro fronti poggiate l’una sull’altra.

    “Merda” mormorò House tra i respiri affannosi e boccheggianti d’aria.

    “Non è stato così male, giusto? Dal mio punto di vista non lo è stato per niente” gli disse anche lei tra i respiri rapidi e brevi.

    “No. È stato bello. Molto bello, il che è un male. Le cose non potranno più tornare, come erano prima” disse lui, con una piccolissima traccia di pentimento nella voce. Poi in tono risoluto, ammise con un debole sospiro – “Tutto sta per cambiare”

    “E tu eri felice che le cose stessero andando in quel modo?”

    “No. Felice, no” – le rispose e i dolci movimenti del suo pollice contro la guancia di lei ripresero – “E non lo sono per niente adesso”

    “Perché?”

    “Perché so che odierò ogni singolo giorno, se non potrò baciarti di nuovo”

    Cameron si tirò indietro, per guardarlo negli occhi.

    Vide verità e paura.

    La verità delle sue parole e la paura che lei se ne sarebbe andata.

    Il tocco della sua mano contro la guancia di lei fu una gentile supplica.

    Allison si piegò in avanti e gli baciò l’angolo della bocca, accarezzando con le labbra più la barba che la carne, lui girò leggermente la testa di lato ed incontrò le labbra di lei in un bacio dolce e casto.

    Era una promessa per le cose, che stavano per succedere.

    “Dunque, cosa è cambiato?” gli chiese, circondandogli la vita con la mano sinistra e facendo unire le loro dita dietro la sua schiena.

    I dubbi le si formarono in testa: idee del tipo che lui potesse volere un po’ di spazio, dopo quello che era appena successo… Ma lei non voleva allontanarsi da quel calore.

    Non ancora.

    Mai.

    Ma questi dubbi furono cancellati, quando lui le circondò la vita col braccio quasi in maniera possessiva.

    “Ho capito qualcosa, che già il mio cuore sapeva da tempo” le disse con calma.



    La versione originale in inglese la potete trovare QUI

    Edited by House&Cameronthebest - 14/6/2008, 20:06
     
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