Better than... by Mishy-mo [NC17 - Traduzione - OneShot]

House e Cameron in moto insieme...Immaginate cosa potrebbe succedere....

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  1. House&Cameronthebest
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    One Shot divisa in 2 parti ed NC17, concessa da Michelle, per deliziarci di una bella corsa in moto!

    Thanks sweetie! :wub:


    BETTER THAN...




    ...VICODIN

    Lei sorrise, mentre gli avvolgeva le braccia attorno alla vita.

    Anche se lui aveva una corporatura proporzionata, l’ampiezza delle sue spalle le fu del tutto chiara in un istante, quando con il petto si appoggiò fortemente contro la sua schiena, in modo tale che potesse circondarlo con le braccia. Poggiò la mano sinistra a palmo aperto contro il suo addome, rivestito della giacca di pelle, mentre la mano destra strinse saldamente il polso della mano sinistra. Cameron era premuta contro di lui dal collo alle ginocchia e lui si sentì forte e potente. Lei voleva stringere le cosce e cambiare contemporaneamente posizione, perché sapeva come stava reagendo il suo corpo in reazione alla vicinanza di lui, ma non lo fece, perché sapeva che lui avrebbe potuto interpretare le sue azioni e metterla in imbarazzo dopo.

    La potente moto, che rombava sotto i loro corpi, ebbe poco a che fare con la reazione del corpo di Cameron.

    House schiacciò l’ acceleratore della moto così forte che la testa di Cameron sembrò vibrare, prima che si muovessero dal parcheggio, riservato agli handicappati.

    Il corpo di lei si tese completamente attorno a lui, quando la moto iniziò a muoversi.

    Le nocche le divennero bianche all’interno dei guanti, tese le braccia attorno a lui e premette le cosce contro di lui.

    Alla prima curava il mondo intero sembrò girare a velocità pazzesca: l’unica cosa costante fu House tra le sue braccia e tra le sue cosce. Cameron poté sentire un leggero cambiamento nei muscoli di House, quando lui si piegò in avanti nel girare, incoraggiando il suo corpo, che sembrava essersi sciolto con quello di lui, a fare la stessa cosa.

    Il cuore stava quasi per saltarle fuori dal petto ed il suo respiro era profondo e irregolare in rapporto alla regolare espansione e contrazione del petto, che aveva davanti a sé.

    Cameron piegò leggermente la testa di lato, per guardare oltre la spalla di House, e vide il mondo correre di corsa in una confusione di colori. Abbassando lo sguardo, invece, vide i segni sulla strada fondersi, per formare una linea quasi continua.

    Dalla quinta curva in poi, Cameron si piegò in avanti, anche se esitante, per seguire le curve più dolci: col corpo si mosse a tempo insieme a quello di House, ma non si rilassò. Lo poteva sentire spingere più forte l’acceleratore: lui la stava sentendo, mentre iniziava a muoversi con cautela durante le curve, ma voleva tenerla sulle spine. O almeno tenere le sue braccia e le sue cosce strette attorno a sé.

    E stava ottenendo esattamente ciò che voleva.

    Stava andando veloce, si stava piegando sempre più in avanti e stava accelerando sempre di più.

    Cameron non sapeva che strada stessero percorrendo: vedeva soltanto scatole di metallo colorate, che registrava come macchine, che le entravano nel campo visivo solo alla curva successiva.

    Poté sentire il vento, che le frustava i capelli attorno al collo, e l’aria diventare un peso contro le braccia e le spalle, mentre House faceva andare la moto più veloce lungo la strada.

    Era esilarante: Cameron stava amando ogni singolo secondo di quella corsa ed era terrorizzata che tutto questo potesse finire.

    Girarono un’altra curva e lei sentì la moto decelerare un pochettino.

    Cameron guardò oltre la spalla di House e vide una strada lunga e quasi tutta dritta davanti a loro.

    “Oh merda” pensò lei.

    Vide la sua mano muoversi dal manubrio e poi la vide stringerle le dita della mano sinistra così forte che ebbe paura che il giorno dopo avrebbe avuto dei lividi.

    “Tieniti Forte” pensò lui.

    E lei si tenne forte: fece scorrere ancora di più le braccia attorno a lui e si premette completamente contro di lui col corpo e più energicamente di prima, stringendogli le cosce con le gambe, senza preoccuparsi di fargli male alla gamba: questa era stata una sua idea dopo tutto.

    Poi successe tutto troppo velocemente.

    La gamba sinistra di lui si mosse contro quella di lei.

    Il motore ruggì.

    Le braccia di Cameron si tesero attorno a lui, evidenziando che effetto stava avendo sul suo corpo
    la forza dell’accelerazione e la spinta d’aria, attraverso cui stavano sfrecciando.

    La gamba di lui si mosse ancora.

    La moto decelerò ed accelerò nuovamente, quasi più velocemente di prima.

    Cameron urlò deliziata, nonostante il bruciore ai muscoli per il fatto che lo stava stringendo in modo molto stretto.

    Il mondo si trasformò in una confusione di alberi verdi e asfalto grigio: tutto sembrò dissolversi attorno a lei; il mondo e tutti i suoi problemi, lasciandola ad aggrapparsi disperatamente ad un torso, rivestito di pelle, mentre le endorfine e l’adrenalina le scorrevano in modo erratico in corpo.

    Quando rallentarono, mentre il mondo si avvicinava a loro velocemente, lei si rese conto del perché lui avesse comprato la moto.

    Fuggire.

    La fuga era la ragione e la reazione al troppo Vicodin, all’alcool e anche alla sua ossessione giornaliera per la televisione.

    In queste cose lui poteva fuggire il dolore.

    Fisico ed emotivo.

    Cameron sorrise tristemente, per quanto glielo concedesse il casco allacciato strettamente, al pensiero che lui avesse condiviso con lei quel senso di fuga e di libertà. Si sentì quasi onorata di aver visto questo suo lato del suo carattere; di essere stata una parte della sua fuga.

    Il corpo le pizzicò da capo a piedi per questa esperienza incredibile e capì, ancora prima che la moto si fermasse, che anche lei stessa poteva abbastanza facilmente diventare drogata almeno quanto lo era lui.

    Il mondo, il traffico e l’incrocio apparvero troppo in fretta e trasformarono ciò che prima era stata una corsa facile ed armoniosa in una serie di partenze e fermate.

    La moto si fermò definitivamente: House spense il motore e abbassò il cavalletto.

    Cameron non sapeva dove si trovasse, ma non le importava neanche: si aggrappò ad House, godendosi appieno la sensazione quasi simile alla contentezza, che si prova dopo aver avuto un orgasmo, mentre l’adrenalina e le endorfine le correvano ancora in corpo attraverso il cuore, che le batteva forsennatamente in petto.

    “È piaciuto anche a te?” le chiese House con un raro sorriso evidente nel tono di voce.

    “Mmm” mormorò lei in risposta, allentando la stretta attorno a lui, mentre portava le mani all’altezza della sua vita, per stringergliela gentilmente in un gesto d’apprezzamento, dato che al momento sembrava incapace di formulare parole con la bocca.

    House ridacchiò gentilmente, mentre le vibrazioni e la sua risata non facevano nulla, per quietare le emozioni e le reazioni del corpo di lei.

    “Ti puoi muovere? Non posso scendere dalla moto, se tu stai seduta là”

    Cameron pensò d’aver sentito un leggero tono di desiderio e dispiacere nel suo tono di voce, quasi che non avesse voluto che lei si muovesse, ma allo stato attuale non poteva essere sicura di nulla.

    “Io…Uh.. Penso di sì”

    Si fece forza su di lui, cercando di muovere le gambe, che non sentiva: in quel momento le sue gambe non avrebbero potuto supportare il peso di un foglio di carta, figuriamoci il peso del suo corpo.

    Appena i suoi piedi toccarono terra, le gambe iniziarono a cederle, ricordandole di quando si scendeva da delle montagne russe particolarmente divertenti e si finiva per diventare una massa indecorosa di carne a pochi metri dal luogo dove si trovava la giostra. Praticamente s’accasciò contro House, afferrandogli saldamente le spalle, per cercare di mantenersi in posizione eretta.

    “Hey fai piano” disse House, allungando una mano verso di lei.

    Cameron respirò profondamente contro di lui, fino a quando la forza non iniziò a ritornarle.

    Solo allora si sentì il calore e il peso del suo braccio attorno alla vita, che la stava tenendo ferma e di conseguenza stretta a lui.

    Guardò di sfuggita il contachilometri, la cui lancetta era situata infelicemente allo zero, ma aveva la possibilità di arrivare alla vertiginosa velocità di 180 km/h.

    “Quanto veloci stavamo…?” gli chiese con voce ancora fiacca.

    Lui le sorrise compiaciuto con occhi maliziosi – “Lo vuoi davvero sapere?”

    Lei scosse il capo, muovendo una delle mani dalla sua spalla, per sganciarsi il casco.

    Cameron si sforzò e cercò a tentoni di sganciare il casco, ma le sue dita erano ancora intorpidite e impacciate.

    House si spinse gentilmente contro i fianchi di lei, fino a quando lei non mise le gambe attorno alla sua gamba sinistra, prima di muovere le mani, per slegare l’allaccio stretto e difficile da aprire.

    “Guiderò più piano al ritorno” le disse, mentre le toglieva il casco dalla testa: i capelli le caddero lungo le spalle in ciocche disordinate dal vento.

    “No!” lo implorò lei a voce alta, ad occhi spalancati come due dischi.

    Certo lei avrebbe potuto inciampare dopo quella prima corsa su quella grande montagna russa, ma poi si sarebbe rialzata e ci sarebbe ritornata sopra, per godersi ogni singolo secondo di quella esperienza, ora che sapeva quali effetti avrebbe avuto su di lei.

    E quel giro in moto non faceva eccezione.

    House la guardò incuriosito, con una mano poggiata ancora una volta sul suo fianco, mentre l’altra teneva il casco.

    “Io, è solo che…” – iniziò lei – “Mi hai preso alla sprovvista”

    “Lo faccio sempre” - le disse dolcemente lui con un sorriso, che gli incurvava le labbra verso l’alto – “Pensi di poter reggerti in piedi adesso?”

    Cameron annuì risolutamente, con occhi ancora vitrei a causa delle numerose droghe naturali, che le scorrevano ancora in quel piccolo corpo, che aveva, e si spinse gentilmente via da lui, facendo alcuni passi incerti all’indietro, tenendo, tuttavia, una mano ancora posata sulla sua spalla.

    House fece oscillare la gamba destra attorno al corpo della moto con molta più grazia di quanto avesse pensato fosse possibile, vista la sua mole.

    “Quindi ti ho trasformato in una tossicodipendente da adrenalina?” le chiese lui, togliendo il bastone dal luogo apposito, ma ancora molto cosciente del fatto che lei avesse una mano posata sulla sua spalla.

    “Uhmm” – disse lei, facendogli capire che non era d’accordo con lui – “Montagne russe. Amo le montagne russe”

    House la guardò incuriosito, dopo aver roteato gli occhi.

    “Montagne russe?”

    “Sì” – disse lei con calma, abbastanza da ritornare in sé ed arrossire per quell’ammissione – “Ma questo è stato molto meglio”

    “Non ho dubbi su questo” – disse lui con un dolce sorriso –“È meglio anche del Vicodin”

    Cameron gli sorrise calorosamente.

    A quel punto l’House, che lei conosceva (ed amava), ritornò: la vicinanza, che la situazione aveva creato, divenne ovvia e lui si distanziò da lei, guardando incredulo la mano che lei aveva sulla sua spalla.

    “Scusa” mormorò lei.

    “Ogni scusa è buona per te, per mettere le mani addosso al mio corpo attraente” disse lui, camminando verso la casa del loro paziente con un sorriso in volto.

    “Certo” - gli disse lei confidenzialmente, aumentando il passo, per raggiungerlo – “Non vedo l’ora di fare il viaggio di ritorno” disse e la sua voce suonò profonda e seducente, mentre gli lanciava un sorriso malvagio, prima di mettersi a camminare davanti a lui.

    Gli occhi di lui seguirono l’oscillazione dei suoi fianchi e il fruscio dei suoi capelli, scompigliati dal vento.

    “Nemmeno io non vedo l’ora” sussurrò a se stesso lui, mentre gli occhi gli danzavano divertiti.



    BETTER THAN...





    ...MOTORBIKES

    “No, non abbiamo trovato nulla” - disse House attraverso il cellulare, mentre passava il casco a Cameron, guardando come i suoi capelli scompigliati scomparivano sotto il copricapo protettivo – “Continuate semplicemente a fare i test, noi torneremo il prima possibile”

    House mise il cellulare in tasca e fece scorrere graziosamente la gamba sopra la moto, mettendo il bastone nel suo luogo apposito, mentre sollevava il cavalletto della moto.

    Fece partire la moto con un ruggito forte e rombante.

    “Che fai, vieni?” le disse con un sorriso di scherno, inarcando leggermente le sopracciglia, mentre indossava gli occhiali da sole.

    Lei scosse il capo e montò sulla moto dietro di lui, premendo il corpo contro di lui in modo perfetto.

    “Non ancora comunque” mormorò lei.

    Gli avvolse le braccia attorno al corpo senza fretta.

    “T’ho sentito” le rispose lui, allungando le mani all’indietro e afferrandole le ginocchia, spingendogliele in avanti, per farle allargare le cosce e premersela duramente contro la schiena. La purezza del calore, provocato da quell’azione, fu conturbante come l’inferno e lui amò ed odiò l’istante in cui fece scorrere le mani attorno alle sue cosce.

    House poté praticamente sentire il calore di un rossore diffondersi in tutto il suo corpo e gli fu fin troppo facile immaginare ogni centimetro della sua pelle nuda e pallida colorata di rosso.

    Cambiò leggermente posizione in sella, per cercare di tenere sotto controllo, senza che lei lo notasse, la crescente protuberanza, che aveva nei pantaloni.

    House si piegò in avanti e afferrò il manubrio, mentre il corpo di lei lo seguiva come se loro fossero un solo corpo, e le mani di lei scesero, anche se di pochissimo, verso il basso. Lui schiacciò l’acceleratore, facendo rombare il motore, per attutire il suono del grugnito, che gli scappò dalle labbra, e la sua eccitazione si tese, per incontrare le mani di lei.

    “Merda” mormorò lui e diede gas alla moto, per poi dirigersi in direzione dell’ospedale.

    Cameron non sentì le sue parole attraverso il casco, rivestito in modo spesso di materiale morbido.

    Guidare una moto non era proprio facile con quell’eccitazione, che gli premeva contro il serbatoio del gas, e la ragione di quell’eccitazione premuta contro la schiena, che lo stringeva fortemente. Guidò velocemente ed energicamente, facendo rombare la moto sotto di sé, e le braccia attorno a lui si tesero ancora di più, per evitare di cadere dalla moto, e le nocche gli divennero bianche attorno alle manopole di gomma.

    Ci fu un piccolo dosso, quando la superficie della strada sembrò cambiare, per far incontrare la strada vecchia con quella nuova.

    Nel rimbalzare sul dosso, le mani di lei scesero ancora di più verso il basso e aumentarono ancora di più la stretta.

    Adesso l’erezione gli pulsava tra la moto e le dita guantate di lei.

    Guidò velocemente, per cercare di distrarsi e calmare la mente.

    House maledì i semafori, quando si dovette fermare ad un semaforo rosso.

    Cameron rimase assolutamente ferma dietro di lui, non permettendosi di allontanarsi o avvicinarsi alla sua dura virilità, che le pizzicava le punte delle dita: era come un mostro, che sembrava respirare al suo più leggero tocco.

    Lei avvertì, più che sentire, il suono, che gli scappò dalle labbra: fu un suono puro e primitivo, mentre si riverberava in lei attraverso il suo petto, facendole rabbrividire il corpo contro quello di lui e non aiutandoli molto, nel cercare di estirpare il loro crescente problema. Ripresero la corsa e guidarono per il resto del tragitto per l’ospedale in un fiat, mentre i loro respiri diventavano striduli e rapidi l’uno contro l’altro.

    House si inserì nel suo posto, dedicato agli handicappati, quasi riluttante, e spense il motore.

    Lei non si mosse.

    E lui non le chiese di farlo.

    “Vuoi andare a farti un altro giro?” le chiese semplicemente, piegandosi all’indietro, mentre con una della mani le sfiorava leggermente la mano, prima di posarla sul serbatoio del gas.

    Lei rimase ferma per un momento, prima di muoversi con le dita furtivamente verso il basso, lungo e attorno al corpo di lui.

    “Niente campioni gratuiti. Lo provi e lo compri, madamigella” grugnì lui, riaccendendo il motore ancora una volta.

    Prese il fatto che lei fece ritornare le dita guantate attorno alla sua vita, stringendogli la virilità con le dita più piccole, come segno del fatto che lei volesse andare a farsi un altro giro; un giro, che si sperava, avrebbe alleggerito la tensione, che era cresciuta durante il tragitto… E in quei quasi 3 anni passati. Guidò la moto nel parcheggio sotterraneo e, facendo camminare la moto lentamente, fece scorrere il grande portellone verde di una porta in metallo, spingendolo in avanti, per rivelare uno sgabuzzino e ciò che sembrava essere un corridoio, che portava ai lavori sotterranei, che si stavano facendo sotto il grandissimo ospedale sopra di loro. Fece camminare la moto all’interno della porta, chiudendosela poi dietro le spalle e mettendo la chiusura di sicurezza. Mise giù il cavalletto, ma lasciò il motore acceso, lasciando che esso rombasse sotto di loro.

    Cameron si piegò in avanti e scese dalla moto, continuando a tenere il corpo premuto contro quello di lui, mentre si muoveva lungo il fianco della moto e si metteva in mezzo alla sua gamba destra ancora una volta, togliendosi contemporaneamente il casco e posandolo sul terreno polveroso. House le avvolse la vita quasi istintivamente col braccio destro e poté sentire il suo corpo rabbrividire contro di sé.

    Il profumo di lei si riversò su di lui come una fragranza forte e inebriante, che era mischiata con l’odore del gas e pelle rigida. Le strofinò il collo con il naso e respirò sul suo collo arrossato.

    “Finalmente” pensò.

    Alzando il capo, le graffiò il mento con la barba.

    Guardò come i suoi occhi si chiusero ed ascoltò il dolce ansimo, che si riversò su di lui – “Vuoi andare a farti un altro giro?” – le chiese nuovamente con un tono di voce vibrante e basso, che era misurato e controllato.

    Le mani di lei scivolarono lungo le sue braccia, ricoperte di pelle, e attorno alle sue spalle larghe.

    “Sì” sussurrò lei.

    House le sorrise compiaciuto contro il collo.

    “Un biglietto di sola andata, niente viaggio di ritorno. Puoi accontentarti di questo?”

    “Umm” disse lei in modo positivo, lamentandosi ed annuendo allo stesso tempo.

    “Brava ragazza” mormorò lui, premendo le labbra contro quelle di lei.

    House con la mano sinistra si mosse sul retro della sua testa, mentre con la lingua si lanciava in lei e le saccheggiava la bocca, guastandosi ogni singolo dolce centimetro di lei. Gemette nella sua bocca, mentre lei gli accarezzava la lingua con la propria, e lei succhiò duramente all’intrusione di lui. La presa, che aveva su di lei, aumentò, chiuse la mano a pugno sui suoi capelli e con il braccio destro se la strinse fortemente contro la coscia.

    Lei era così dolce, così pura e così innocente, che il suo corpo peccatore la bramava: aveva bisogno di premere dentro di lei, per renderla oscura e peccatrice almeno quanto lo era lui.

    House ringhiò e fece scorrere la mano verso il basso, per afferrarle le natiche e trascinarla sopra il serbatoio del gas della moto. Questo movimento fu difficile, per non dire altro: il movimento prese alla sprovvista Cameron ed il suo corpo, dal peso leggero, cadde contro di lui, minacciando di far rovesciare la moto, ma la gamba sana di House e le sue forti braccia evitarono con facilità che ciò accadesse. E quando i loro denti sbatterono gli uni contro gli altri, lei capì l’intento dell’azione di lui e sollevò la gamba destra sopra la moto, ma ebbe bisogno di un piccolo aiuto, per sistemarsi, così le braccia di lui la sollevarono con agilità.

    Gemettero e grugnirono a voce alta, quando lei si sistemò attorno a lui sopra la moto ancora rombante e vibrante. Entrambi sapevano che si sarebbero dovuti separare se doveva succedere qualcosa, che avrebbe alleviato la loro eccitazione, ma la sensazione di esser premuti così deliziosamente l’uno contro l’altra era troppo bella, per poterla ignorare.

    House continuò il proprio energico bacio e sollevò i fianchi verso l’alto, per incontrare quelli di lei, mentre con le mani si liberava facilmente della giacca di lei. Era contento che l’indumento fosse di colore scuro, mentre lo gettava sul pavimento sporco e polveroso della stanza. La sua giacca fu la successiva ad esser gettata per terra e lei fece scorrere le mani sul suo petto, per cercargli la pelle. House le levò la camicia di dosso, come se fosse stata fatta di carta di riso, e la fece fluttuare per aria, per farle fare la stessa fine della pila di vestiti, che si stava accumulando sul terreno.

    Le loro anche si mossero gentilmente insieme in un ritmo perfetto che li lasciò col dubbio di quanto sarebbe stata meravigliosa la loro coppia. Le vibrazioni del potente motore sotto di loro, che stava dando loro i brividi, si aggiunsero alle sensazioni, che stavano provando, facendoli gemere e grugnire, soprattutto quando l’ uno toccò delle parti dolci del corpo dell’altra e quando il piacere fu invocato dai loro corpi tremanti.

    House le sollevò le gambe ancora di più verso l’alto, mettendosele attorno ai fianchi, e premette la propria eccitazione più duramente contro la sua femminilità, mentre si spostava con le labbra, per baciarle il collo, e con le dita agili le faceva scattare l’aggancio del reggiseno, per poi toglierglielo velocemente dalle spalle. Dopodichè posò le mani larghe sui suoi fianchi, mentre con gli occhi si soffermava sul suo corpo.

    Sorrise, anche se impercettibilmente, e si leccò le labbra: i suoi occhi gioirono della visione di lei, mentre con le mani testava quanto fosse liscia la sua pelle, che sembrava immacolata.

    Fu tentato di sussurrarle i propri pensieri – “Sensazionale” – pensò.

    Con le mani salì ad accarezzarle le costole – “Bellissima” – pensò.

    Con le dita le pizzicò i capezzoli, eretti a causa del freddo della stanza – “Meravigliosa” – pensò.

    Le palpeggiò le collinette deliziose e morbide – “Perfetta” – pensò.

    Ma si trattenne dal parlare: non ci sarebbe stato bisogno di parole. Le sue azioni avrebbero parlato più forte di qualsiasi parola, anche perché la situazione non richiedeva osservazioni banali.

    Mosse le mani verso il basso, per afferrarle i glutei, per tenerla duramente contro di sé, mentre la baciava lungo il collo e sul petto, assaporandola. Cameron arcuò la schiena e premette il corpo contro di lui, aggrappandosi a lui con le braccia e con le gambe attorno ai suoi fianchi.

    Il suono più glorioso che avesse mai sentito fu emesso dalle labbra di lei.

    Le baciò i capezzoli e respirò il proprio caldo respiro sul suo cuore.

    Le strinse le natiche modellabili con le mani, mentre lei gli accarezzava la schiena, affondandogli le unghie nella camicia ed un fischio gli scappò dalle labbra alla sensazione delle sue unghie, che gli correvano lungo la schiena. Quasi riluttantemente si portò le braccia sopra la testa e lasciò cadere la camicia sopra le loro giacche.

    Le loro labbra s’incontrarono affamate, mentre lui faceva scorrere le mani verso l’alto e verso il basso sulle sue cosce, memorizzandosi la sua forma.

    Lei gli gemette in bocca e gli avvolse le braccia attorno al collo, contorcendosi contro di lui, mentre gli esplorava febbrilmente la bocca con la lingua.

    La moto continuava a rombare sotto di loro, come una bestia, che aspettava di essere liberata, mentre l’odore del sudore, del sesso e del gasolio riempivano l’aria di un miscuglio erotico ad alto numero di ottani.

    Le strinse il braccio attorno alla vita e allungò la mano verso le manopole di gomma, per far ruggire rumorosamente il motore.

    “Che ne dici se ci diamo una mossa?” le grugnì contro la bocca.

    Lei gli sorrise con il sorriso più attraente che avesse mai visto – “Non mi oppongo affatto”

    House fece scorrere la mani verso il basso lungo le sue gambe e le tolse gli stivali con facilità, prima di sollevarla dalla moto e aprirle velocemente la chiusura dei pantaloni.

    La mano di Cameron salì lungo la sua coscia, per afferrargli l’erezione attraverso il materiale dei jeans. Lui grugnì e fece cadere la testa sulla sua spalla, mentre lei strofinava la mano e la sua virilità attraverso il materiale ruvido, di cui erano fatti i jeans, e mentre lei continuava ad accarezzarlo con una mano, con l’altra gli sbottonò i pantaloni e gli abbassò la cerniera.

    House gemette, quando lei intrufolò furtivamente la mano dentro i suoi boxer e gli liberò il pene, palpandogli l’erezione con attenzione.

    “Crotch Rocket” mormorò lei soprappensiero.

    Lui gemette e le fece cadere le mutandine e i pantaloni lungo i fianchi snelli e il bellissimo fondoschiena.

    “La tua corsa è pronta e sta aspettando” mormorò lui, guardando come lei si tolse le mutandine e i pantaloni dalle caviglie, rimanendo ora completamente nuda di fronte ai suoi occhi vaganti. Gli sarebbe piaciuto da impazzire portarsela a casa e gustare ogni singola parte di quello schianto di corpo, ma avevano un caso e quella posizione gli offriva controllo, agio e teneva la gamba fuori dalla portata della vista di lei, anche se la sensazione del bastone, premuto contro l’interno dello stinco, gli ricordava sempre del suo handicap.

    La sollevò con facilità con le braccia, con molta più facilità di prima, considerando che lei questa volta era stata pronta per quel movimento, e lei fece scivolare le gambe attorno a lui e le braccia attorno al suo collo, come se fosse stata un’azione che facevano naturalmente e abitualmente.

    La adagiò sopra il serbatoio del gas e la sua erezione pulsò tra i loro addomi, mentre la baciava ardentemente: lei sollevò i fianchi verso l’alto, facendoli vibrare contro la sua virilità, mentre la moto rombava sotto di loro e lui le sollevò le gambe e se le strinse attorno fortemente, incrociandosele sulla schiena e sul corpo della moto, mentre con le mani incoraggiava i fianchi di lei a muoversi in senso circolare sui suoi in un ritmo lento.

    L’odore del gas, che veniva bruciato dalla marmitta e che riempiva l’aria, era inebriante, ma non così incantevole come il gemito che scappò dalle labbra di lei.

    House piegò le braccia attorno a lei, tenendola stretta a sé e premendosela più insistentemente contro il membro.

    L’umidità di lei sembrò riversarsi sul suo pene in quantità copiosa.

    “Penso di non essere stato l’unico a pensare che il primo giro è stato bello…Ma so che questo sarà molto meglio” le disse, mordendole gentilmente il labbro inferiore, mentre sollevava il corpo di lei sul proprio. Le braccia e le gambe di lei si tesero attorno a lui, mentre lei cercava di aiutarlo a sostenere il proprio peso.

    Ci fu un leggero bisogno d’aiuto da parte di lui.

    I loro occhi s’incontrarono in un incendio di fuoco, passione e lussuria, e divennero più caldi della benzina, che alimentava il motore, che stava rombando sotto di loro.

    Cameron scese dolorosamente lentamente su di lui ed entrambi i loro corpi si tesero, per cercare di far durare quella sensazione il più a lungo possibile a fronte di così tanta stimolazione corporea.

    Le loro voci, fusesi in un solo gemito, formarono un coro con il motore, che cantava sotto di loro.

    “Cristo Santo” mormorò House, quando si sentì completamente avvolto dalla sua calda e stretta umidità.

    “Oh Dio” sussurrò lei in risposta.

    “Penso che possiamo essere d’accordo sul fatto che nessuna parte della Trinità ha niente a che vedere con questo” grugnì House tra gli ansimi, mentre si abituavano l’una alla presenza dell’altro, e con le mani si mosse in modo rassicurante su e giù, lungo la sua sinuosa schiena.

    “D’accordo” – sospirò lei – “Finirà presto, vero?” – disse più come una constatazione che come una domanda con un accenno di dispiacere nella voce.

    Ma lui le rispose ugualmente.

    “Sì. Ma penso che ne varrà la pena” le disse in modo incoraggiante.

    “Te lo farò sapere quando avremo finito” gli rispose lei, mentre si fletteva attorno a lui, sollevando ed abbassando leggermente il corpo.

    “D’accordo” grugnì lui, mentre scendeva con le mani, per fare presa sui suoi fianchi.

    I loro respiri si fusero e crebbero insieme nell’aria fredda, diventando aria umida e calda sui loro volti, mentre i loro fianchi si muovevano e ruotavano gli uni sugli altri ad un ritmo, che andava accelerando. Si scambiarono piccoli baci torturatori tra i vari grugniti ed ansimi.

    Dietro di essi ci furono le parole.

    House emise un fischio, quando le braccia e le gambe di lei rafforzarono la presa attorno a lui, per fargli capire che voleva aumentare il ritmo.

    Cameron gemette quando la stoffa ruvida dei jeans di lui le torturarono la carne sensibile.

    House premette pienamente le labbra contro quelle di lei e la divorò, deliziandosi del suo sapore ed assaporando il gusto dei suoi dolci gemiti: fece scivolare il braccio sinistro attorno alla sua vita e con la mano destra raggiunse l’acceleratore. Le nocche gli divennero bianche attorno alla leva nera e fece ruggire rumorosamente il motore.

    Cameron gli urlò quasi contro la gola e con i denti gli morse la lingua così forte, che essa sanguinò sulle loro papille gustative. I suoi muscoli caldi e vellutati tremarono attorno a lui una volta in maniera puramente torturatrice.

    House mosse i fianchi su quelli di lei in modo ancora più energico, la baciò ancora più profondamente e si piegò in avanti, premendola contro le manopole del manubrio e facendola sdraiare sul serbatoio del gas.

    House rabbrividì d’anticipazione e fece andare il motore a tutto gas.

    Cameron buttò la testa all’indietro ed urlò, mentre veniva: lui le gemette contro il collo, quando raggiunse l’orgasmo, e danzò con la mano sull’acceleratore in sintonia con i movimenti tremanti dei propri fianchi, mentre si riversava e premeva in lei.

    I loro gemiti, uniti con il ruggito della moto, tremarono e vibrarono come un urlo primitivo nell’aria.

    House spense il motore, sentendosi già leggermente drogato dai fumi dell’aria: ora non sarebbe stato il momento più adatto, per svenire per avvelenamento da anidride carbonica.

    Il suono dei loro respiri sembrò ripetersi come un eco nella stanza improvvisamente silenziosa.

    Sembrarono passare minuti, durante i quali le loro mani vagarono gentilmente le une sul corpo dell’altro, mentre si riprendevano dalla loro droga naturale.

    House le strofinò il collo col naso e glielo baciò gentilmente, pizzicandole la pelle con la barba, dopodichè si mosse verso l’alto lungo la sua mascella ed il suo mento, per poi arrivare finalmente alle sue labbra, che sfiorò gentilmente con le proprie.

    “Ne è valsa la pena?” le chiese.

    Lei annuì – “Meglio delle montagne russe”

    “Meglio delle moto e del Vicodin” ammise lui.

    “Lo dovremmo fare qualche altra volta” gli disse Cameron sfacciatamente.

    House sorrise.

    “Io avevo detto un biglietto di sola andata senza viaggio di ritorno e tu hai accettato”

    “E io non posso tornare indietro dopo del sesso del genere” gli rispose lei confidenzialmente.

    Lui sorrise.

    “Bella risposta” – mormorò lui e la baciò profondamente – “Lo faremo di nuovo sicuramente”

    “Il sesso è meglio di qualunque altra cosa” sussurrò lei.

    “Specialmente con te” mormorarono entrambi nello stesso istante.



    La versione originale in inglese la potete trovare QUI
     
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