Inside You [VM18]

L'amore è diverso da ciò che avevo immaginato

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  1. Aleki77
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    CAPITOLO 3 - Parte a: Ancora -231 giorni

    “Incinta?”- chiese l’oncologo appoggiando forse con eccessiva forza il bicchiere sul tavolo e osservandola con sguardo attonito, completamente sorpreso dalla rivelazione tanto improvvisa quanto inattesa.
    Cercò di cancellare dal suo volto l’espressione si assoluto sbigottimento che sapeva di avere, per evitare di mettere a disagio la donna che gli sedeva di fronte e che non gli era mai apparsa tanto fragile, piccola e indifesa come in quel momento.
    La vide annuire brevemente e a quel punto, sicuro di aver inteso bene ciò che Cameron gli aveva appena confessato, si chiese perché avesse scelto proprio lui per una simile confessione, d’altronde Chase non sembrava assolutamente il tipo d’uomo che si sarebbe tirato indietro di fronte ad una situazione simile.
    Decise di mettere da parte i suoi dubbi e comportarsi come era d’obbligo in queste situazioni.

    “Cameron...congratulazioni!!! Chase...” - improvvisamente il fiato gli morì in gola, quando vide la donna sgranare gli occhi nel sentir pronunciare il nome del chirurgo. Tutto gli fu chiaro: il perché, nonostante fosse una notizia apparentemente meravigliosa, Cameron avesse quello sguardo impaurito e spaesato, perché aveva chiesto di parlarne con lui, perché adesso stringeva convulsamente tra le mani un fazzolettino di carta mantenendo lo sguardo basso.

    “Oh mio Dio...” - biscicò l’oncologo prima di passarsi una mano sul volto e riportare la sua attenzione sulla donna seduta di fronte a lui.
    Si sporse ulteriormente sul tavolo, volendosi avvicinare quanto più possibile a Cameron e parlò piano - “ma come...” - lasciò sfumare la frase rendendosi conto di non saper cosa dire esattamente.
    Si appoggiò allo schienale, frustrato di non riuscire a far qualcosa per migliorare la situazione o per lo meno renderla più chiara e semplice. Avrebbe voluto porle tante domande: ma come è successo? Quando? Perché? Lui lo sapeva già?

    Cameron lo guardò, notando chiaramente il disagio di Wilson e con un timido sorriso lo tranquillizzò prima di iniziare a parlare: “Io e Chase abbiamo rotto circa cinque settimane fa, abbiamo litigato e me ne sono andata di casa...pioveva e...e non sapevo davvero dove andare...”

    [Flashback]

    Cameron rientrò a casa più tardi del solito quella sera di fine agosto bagnata dalla fresca e rigenerante pioggia di un temporale estivo; all’ultimo minuto era arrivato un incidente stradale, i soliti giovani che esagerano con l’alcol nelle calde sere estive ed era stata costretta a trattenersi in ospedale circa un’ora in più.

    “Sono a casa!” - disse con voce squillante, contenta di essere finalmente a casa e di potersi rilassare un po’.
    Lasciò la borsa nell’ingresso e si diresse in cucina - “Robert, dove s...” - le parole rimasero a mezz’aria quando lo vide nel salotto, seduto a braccia conserte, al buio.

    “Che ci fai qui al buio?” - chiese sorpresa, premendo l’interruttore sul muro alla sua destra e illuminando così il salotto.

    “Dovrei farle io le domande, Allison” - disse alzandosi velocemente e incamminandosi verso la donna a passo deciso.

    “Ma cosa è successo?” - chiese Cameron sempre più confusa da questa accoglienza così inaspettata e inusuale.

    “Cosa è successo? Dovresti dirmelo tu cosa è successo e soprattutto cosa continua a succedere?” - disse Chase alzando di un ottava il tono della voce.

    “Robert, calmati per favore. Di cosa stai parlando? Non capisco...spiegami” - parlò con tono pacato cercando di tranquillizzare entrambi.

    “Non capisci, eh?! Tu non capisci?! No, Allison, sono io quello che non capisce e forse non ha mai capito niente. Non capisco perché oggi sia venuto House ad avvisarmi che avresti fatto tardi, non capisco perché deve sempre avere a che fare con noi...con te; non capisco perché un altro uomo...House, debba venire a dirmi che la mia donna bacia da Dio; non capisco perché mentre io sono in sala operatoria a spezzarmi la schiena tutto il giorno tu faccia la stupida con House in giro per l’ospedale...” - le disse urlando e afferrandola con forza per le spalle.

    Cameron lo guardò a bocca aperta, completamente senza parole, sconvolta da quella reazione, dalla situazione creatasi, dall’idea che si era fatta dell’incontro tra Chase e House avvenuto quel giorno.

    Chase la strattonò un paio di volte per le spalle, forzandola a guardarlo negli occhi – “ora capisci, vero?! VERO?!” - urlò esigendo una risposta dalla donna.

    “...sì” - disse flebilmente, ma quella semplice sillaba bastò per far lasciare la presa serrata di Chase sulle sue spalle.

    Il ragazzo si girò velocemente di spalle camminando verso la parte opposta della stanza. Cameron lo fissò di spalle per qualche istante prima di andargli incontro intenzionata a chiarire questo assurdo malinteso e a scoprire le dinamiche dell’incontro che House e Chase sembravano aver avuto quel pomeriggio.

    “Robert, aspetta...non sapevo davvero che House fosse passato da te, di certo non gli ho detto io di farlo” - parlò veloce cercando di chiarire il malinteso il più velocemente possibile - e poi...io non faccio la stupida con nessuno, men che meno con House...stai insinuando qualcosa?!” - disse carica di rabbia per l’insinuazione non tanto velata presente nelle parole di Chase.

    Aveva lasciato diagnostica, un lavoro che adorava, per star lontano da House, per impedirgli di manipolare ancora lei, la sua vita, i suoi sentimenti. Aveva deciso di voltar pagina o per lo meno provarci. Era stato doloroso, difficile ma ce l’aveva fatta o per lo meno credeva di esserci riuscita fino a questa sera.

    Chase continuava a darle le spalle restando in silenzio. La tensione diventò palpabile nell’aria. Lo sguardo di Cameron fu catturato da qualcosa sul tavolinetto alla sua sinistra: tre bottiglie di birra vuote e un paio a metà. Sentì la rabbia crescerle dentro ancor più furente.

    “Hai bevuto?!” - chiese decisa ma dall’altra parte ottenne solo silenzio - “Hai bevuto? RISPONDIMI! - disse ad alta voce, appoggiando una mano sulla spalla di Chase e girandolo verso di sé.

    “Sì, ho bevuto; mente tu, probabilmente, TI SCOPAVI UN ALTRO, ho pensato di impiegar il tempo bevendo qualche birra...è un reato?! - le disse avvicinandosi pericolosamente a lei tanto che Cameron percepì distintamente l’odore forte e persistente di alcol nel suo alito. Lo guardò sconvolta, ferita ma soprattutto stanca di quelle continue insinuazioni e scenate di gelosia, seppur mai così manifeste, che si erano ripetute durante tutto il periodo della loro relazione.

    “Forse è il caso che tu esca un po’, almeno il tempo necessario per farti passare la sbornia” - disse Cameron prima di voltarsi per andare in camera da letto quando improvvisamente sentì una mano forte che le afferrò la spalla e la girò su se stessa.

    “Questa è casa mia e non vado proprio da nessuna parte, hai capito?” - disse Chase, ancora rabbioso.

    Cameron sospirò, esausta dalla giornata di lavoro e da tutta quella situazione - “Bene, allora me ne andrò io...non voglio avere niente a che fare con te mentre sei in questo stato!” - disse liberandosi della presa di lui sulla sua spalla e incamminandosi verso la porta di ingresso.

    “Dove diavolo credi di andare?!” - le urlò dietro, inseguendola nell’ingresso.

    Cameron si fermò immediatamente sui suoi passi e si voltò per fronteggiarlo furente - “me ne vado Robert. Me ne vado perché sono stanca di queste tue continue insinuazioni, di queste scenate di gelosia, del fatto che dopo un anno tu pensi ancora che tra me e House ci sia qualcosa. Sto con te, vivo con te e dopo tutti questi mesi credevo ti fidassi di me ma a quanto pare mi sbagliavo. Se House è venuto da te per stuzzicarti e provocarti, e a quanto pare c’è riuscito molto bene, non è colpa mia. Se solo non fossi così pieno del tuo orgoglio maschile, delle tue paure e delle tue insicurezze te ne renderesti conto” - disse tutto d’un fiato riprendendo la strada verso la porta d’ingresso.

    "Sì, vattene, vattene da lui...sei una puttana! Lo sei sempre stata...House aveva ragione!” - urlò sfinito, accasciandosi contro lo stipite della porta del salotto.

    Cameron nell’udire quelle parole restò immobile sull’uscio di casa, indignata, ferita ma soprattutto delusa di ritrovarsi a distanza di un anno in una situazione simile al passato, a quel passato contro il quale aveva tanto combattuto per lasciarselo alle spalle. Si impose di trattenere le lacrime che violente reclamavano di venir fuori. Si era ripromessa tanti anni prima di non piangere più per House e per colpa di House e anche se sarebbe stato doloroso avrebbe mantenuto fede a quella promessa. Usò la rabbia che provava verso Chase e la sua costante insicurezza, verso House e il suo continuo bisogno di manipolare e rendere miserabile la vita degli altri al primo accenno di felicità, per contrastare il dolore e le lacrime.

    Riprese a camminare decisa, chiudendosi con forza la porta di casa alle spalle e ritrovandosi in strada sotto quel temporale estivo che proprio non voleva saperne di placarsi.
     
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24 replies since 29/8/2009, 16:23   1062 views
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