Inside You [VM18]

L'amore è diverso da ciò che avevo immaginato

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  1. <cameron>
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    Ecco dov'eravamo rimasti ;)

    CITAZIONE
    Riprese a camminare decisa, chiudendosi con forza la porta di casa alle spalle e ritrovandosi in strada sotto quel temporale estivo che proprio non voleva saperne di placarsi.





    CAPITOLO 3 - Parte b: Ancora -231 giorni



    Cercò riparo sotto uno dei tanti balconi di quel quartiere di periferia e alzò lo sguardo al cielo, ripensando a quel che era accaduto pochi attimi prima. Le dure e taglienti parole di Chase le rimbombavano ancora nelle orecchie; la sua parte più comprensiva lo giustificava: era ubriaco, sconvolto dalle cose che, lei facilmente immaginava, House gli aveva detto nel pomeriggio, attanagliato dalle sue solite paure, d’altra parte però, la sua parte più intima recalcitrava e protestava, stanca di questa situazione, di questa relazione instabile, continuamente minata, forse non del tutto ingiustificatamente, dal fantasma di House.

    House. L’inizio e la fine di tutti i suoi problemi e di tutta la sua vita negli ultimi cinque anni.

    Chase aveva indubbiamente sbagliato, esagerando nella sua incontrollata reazione ma certamente parte delle colpe erano da attribuire anche ad House ed era passato il tempo in cui incassava ogni suo colpo, anche il più terribile, rimanendo impassibile. S’era guadagnata a fatica un posto in questo mondo, sul luogo di lavoro, nella sua vita privata cercando di costruire qualcosa e non gli avrebbe permesso di distruggerle tutto con così tanta facilità.

    Incurante della pioggia si incamminò decisa per strada con la rabbia che le ribolliva dentro. In poco tempo si ritrovò, bagnata fradicia, a bussare energicamente contro il portone verde di un appartamento, sapendo bene che il singolare inquilino che vi abitava ci avrebbe messo un bel po’ per raggiungere la porta. Non si arrese e continuò a bussare finchè sentì un familiare rumore di passi e la maniglia girare. La porta di aprì e immediatamente si ritrovò di fronte quegli incredibili occhi azzurri che nonostante la rabbia e il tempo avevano ancora e sempre il potere di farle trattenere il respiro. Di fronte alla vista del suo inaspettato e fradicio ospite il ghigno dell’uomo scomparve improvvisamente lasciando posto ad una sincera sorpresa e curiosità…

    [Fine Flashback]




    “…ero arrabbiata e volevo chiarire quella situazione una volta per tutte…così sono andata da lui e…” - abbassò imbarazzata lo sguardo e continuò a parlare – “…non potevo immaginare che avrei complicato terribilmente le cose” – terminò alzando lo sguardo su Wilson e portandosi, forse inavvertitamente, la mano destra sul ventre. Rivolse ad un a dir poco incredulo Wilson un timido sorriso, comprendendo il disagio dell’uomo e invitandolo a dir qualcosa, qualsiasi cosa pur di porre fine a quel silenzio.

    “Ma…ma poi….?” – balbettò l’oncologo.

    “La mattina dopo, al mio risveglio la casa era vuota…non c’era nessun messaggio e così sono andata via” – lo interruppe Cameron, intendo la domanda di Wilson e poi continuò – “…qualche giorno dopo ho provato a fermarlo in ospedale per parlargli ma … beh puoi ben immaginare la sua reazione” – concluse con un sorriso amaro.

    Wilson chiuse gli occhi e sospirò forte. La situazione era davvero complicata e poteva davvero ben immaginare quale fosse stata la reazione di House. “Non ne ha voluto saper niente, vero?!” – chiese, ponendo una domanda che lui stesso riteneva retorica.

    Infatti la donna di fronte a lui di limitò ad annuire senza aggiungere altro.
    “…e con Chase?” – accennò Wilson, chiedendosi poi silenziosamente se non fosse stato troppo inopportuno nel porle questa domanda. Magari Cameron, non vedendo alcuna possibilità con House aveva comunque deciso di restar con Chase che, nonostante tutto, avrebbe potuto volerle bene e offrirle una certa stabilità.

    Cameron riprese a giocare col cucchiaino ormai abbandonato nella tazza – “Con lui ho chiuso immediatamente. Dopo quanto accaduto non sarei più stata in grado di star con lui, condividere la stessa casa, lo stesso letto … non potevo fargli questo, non potevo farmi questo e a maggior ragione non potrei farlo adesso dopo aver saputo…del bambino.” – pronunciò le ultime parole in un soffio, quasi fosse un qualcosa di tanto fragile da poter essere distrutto al minimo suono.

    Wilson annuì comprensivo, ancora una volta trovandosi completamente spiazzato dall’incredibile onestà e lealtà della donna, anche in una situazione difficile quale questa. Si ritrovò nuovamente senza parole, quando si trattava di House, c’era sempre poco da dire e fare che sarebbe potuto essere efficace, così si sporse sul tavolino e con la mano ricoprì quella della donna che continuava a giocherellare col cucchiaino.

    Cameron fu sorpresa da quel gesto inaspettato ma quel semplice, caldo contatto distrusse l’armatura che aveva indossato per gestire questa situazione, continuare ad andare avanti giorno dopo giorno. Strinse con le sue sottili dita la mano di Wilson e permise ad una lacrima di rigarle la guancia – “Io…non so cosa fare” – lo disse sussurrando e fu una resa incondizionata.

    Wilson sentì una morsa all’altezza dello stomaco e un groppo formarsi in gola. Avrebbe voluto correre dall’altra parte del tavolino e abbracciarla pur di farle capire che non era sola in tutto questo e d’altra parte avrebbe voluto aver il suo amico di fronte per tirargli un bel pugno sul naso. La guardò spaventato egli stesso dall’intera situazione e si limitò a stringerle ancora di più la mano.

    Edited by Aleki77 - 22/9/2009, 18:00
     
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