Inside You [VM18]

L'amore è diverso da ciò che avevo immaginato

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Aleki77
        +1   -1
     
    .

    User deleted




    CAPITOLO 4 - Parte a: -230 giorni


    Il giorno dopo Princeton si risvegliò sotto un cielo pumbleo minaccioso di pioggia. Forse l’inverno stava realmente arrivando. Cameron sbrigò la propria routine quotidiana e si recò a lavoro. Dopo la rottura definitiva con Chase era riuscita a trovare un piccolissimo appartamento composto da una camera da letto, un piccolo bagno ed un’altrettanto piccola cucina, nei pressi dell’ospedale. Dopo aver scoperto della gravidanza, però, si era ripromessa di cercar un appartamento più grande in cui poter crescere adeguatamente un bambino, perché, così come aveva detto la sera precedente a Wilson, l’aborto non era assolutamente una scelta contemplabile e, anche se House non avesse voluto saperne niente, come molto probabilmente sarebbe accaduto, lei era intenzionata a crescere da sola questo bambino fino all’ultimo giorno della sua vita.

    Parlare con House. Avrebbe dovuto farlo, era la cosa giusta e anche Wilson gliel’aveva consigliato. Certo sarebbe stata un’impresa epica ma d’altronde lui aveva tutti i diritti di essere a conoscenza dell’esistenza di questo bambino e di decidere di conseguenza come comportarsi e quale ruolo, eventualmente, assumere. Questa era la teoria da applicare in una situazione del genere, ma mentre Cameron e Wilson ne parlavano la sera prima sapevano benissimo quale sarebbe stato l’epilogo di questa vicenda.

    Sospirò profondamente mentre terminava di sistemarsi il camice e richiudeva il proprio armadietto. Un’altra giornata era alle porte e sperava davvero che nel corso delle successive ore avrebbe trovato il coraggio per raggiungere il piano di diagnostica e cacciar fuori la forza per affrontarlo e parlargli anche nell’eventualità che lui non avesse voglia di starla a sentire, come più volte era accaduto in passato.

    Le ore passarono velocemente senza che se ne rendesse conto, completamente assorbita dai numerosi casi che si susseguirono al PS. Al termine del suo turno una leggera pioggia bagnava le strade di Princeton e fuori si apprestava a diventar notte. Pur sapendo che a quell’ora House era sicuramente già da un pezzo a casa sua, o forse proprio perché ne era certa, decise di salir a diagnostica. Entrambi gli uffici erano chiusi ed al buio, probabilmente non avevano alcun caso importante per le mani. Decisamente più sollevata che dispiaciuta fissò un attimo quell’ufficio nel quale aveva vissuto praticamente per tre anni e con un sospiro dal sapore nostalgico si incamminò nuovamente verso gli ascensori. Durante il percorso fu catturata da una luce, che prima non aveva notato, proveniente da uno degli uffici. Si fermò e si rese conto che si trattava dell’ufficio di Wilson. Da quella posizione poteva notare l’oncologo in piedi dietro la sua scrivania intendo a sistemare le ultime cartelle e a preparare la propria borsa prima di tornar molto probabilmente a casa da Amber. Rimase assorta per qualche minuto, silenziosamente combattuta se passar a salutare Wilson o proseguire per la propria strada e tornare finalmente a casa.

    Non ci fu bisogno di prendere una decisione perché Wilson, intravedendo un’ombra nel corridoio, alzò lo sguardo e notò la dottoressa. Le rivolse un sincero sorriso accompagnato da un cenno del capo come saluto che presto fu ricambiato da un timido sorriso di Cameron.

    Wilson sapeva benissimo il motivo della presenza di Cameron su quel determinato piano del PPTH. La sera prima le aveva promesso che avrebbe mantenuto il più assoluto riserbo riguardo la notizia della gravidanza, soprattutto con House. Toccava a lei parlargliene e come sempre Cameron non si sarebbe tirata indietro di fronte ad una situazione tanto difficile. Non ci fu bisogno di parole, gli bastò uno sguardo per chiederle silenziosamente se avesse affrontato House e a Cameron bastò un cenno negativo col capo per lasciar intendere la situazione, le sue giustificate paure e difficoltà. Cameron accennò un breve sorriso e proseguì lungo il corridoio per raggiungere gli ascensori e lasciare il PPTH il più in fretta possibile.

    La conversazione della sera prima con Wilson era stata difficile, intensa e completamente esauriente tant’è che adesso tra i due sembrava non esserci bisogno di parole per comunicare e condividere questa surreale e inaspettata situazione.

    Si affrettò nel rientrare a casa cercando di combattere il primo freddo autunnale al quale il suo corpo non era abituato. Accolse con rinnovato piacere il calore del getto d’acqua della doccia e si concesse qualche minuto in più per allentare la tensione nei muscoli e cercar di alleggerire quel peso enorme che sentiva di portar sulle spalle. Appoggiò la fronte contro le fredde piastrelle della doccia permettendo al getto d’acqua bollente di colpirla sulla nuca per poi scendere lungo la colonna vertebrale. Istintivamente si portò una mano al ventre, in un gesto mai imparato eppure così spontaneo e naturale, per proteggere lui ma anche un po’ se stessa.

    Si preparò qualcosa da mangiare e dopo aver fatto un po’ di zapping in tv arrivando alla conclusione che non c’era nulla che potesse interessarla, decise di andare a letto. Terminò un articolo riguardo la traumatologia e nuove tecniche d’avanguardia sull’intervento tempestivo dell’ultimo numero del Medical Journal e decise che fosse sufficientemente tardi per provare a dormire. Posò la rivista sul comodino e spense la luce. Si rannicchiò sotto le coperte e chiuse gli occhi sperando di riuscir ad addormentarsi presto evitando così tutta la miriade di pensieri che ormai da giorni affollavano la sua mente. La stanchezza la colpì e insieme ad essa arrivarono i pensieri, le decisioni da prendere e le situazioni da affrontare, ma soprattutto House e i ricordi di quella sera.


    To Be Continued ...

    Edited by Aleki77 - 13/10/2009, 10:28
     
    Top
    .
24 replies since 29/8/2009, 16:23   1062 views
  Share  
.