Inside You [VM18]

L'amore è diverso da ciò che avevo immaginato

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  1. Aleki77
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    ... ed eccoci di ritorno!

    [...] Ebbe appena il tempo di girarsi nuovamente per andar via che lui le fu subito dietro con una forza tale che la fece sbattere contro la porta.


    CAPITOLO 4 - Parte c: -230 giorni


    VM18



    Percepì il suo fiato sul collo e le sue labbra in prossimità dell’orecchio destro" - baci lui come hai baciato me?” - disse in un sussurrò quasi affannato.

    Cameron si irrigidì immediatamente avvertendo il peso del suo corpo su di lei; si impose di restar calma, lucida, nonostante la situazione non lo rendesse semplice, e di non dargliela vinta, combattendo con l’effetto che la vicinanza del corpo di lui aveva ancora così potentemente su di lei - “meglio” - e quella provocazione fu la fine.

    In un attimo si sentì afferrata per la spalla destra e si ritrovò con le spalle appoggiate bruscamente contro la porta e le labbra di lui sulle sue, affamate, rudi che cercavano impazientemente di aver accesso alla sua bocca, ma Cameron dopo i primi attimi di sorpresa si riprese prontamente. Tenne serrate le labbra, cercò di schivare le sue girando il capo e appoggiandogli con forza le mani sul petto lo allontanò bruscamente da lei.

    “MA COME TI PERMETTI?! NON CI PROVARE PIU’, MAI PIU’! HAI CAPITO?” - ora era furiosa come mai credeva prima d’ora e mentre urlava continuava a spingerlo sbattendo le proprie mani sul petto di lui che maldestramente indietreggiava cercando di non perdere l’equilibrio vista l’assenza del bastone - “SEI SEMPRE IL SOLITO STRONZO! PENSI DI POTER FAR CIO’ CHE VUOI CON LE PERSONE. NON SONO PIU’ DI TUA PROPRIETA’, NON LO SONO MAI STATA, NON PERMETTERTI MAI PIU’! SE FOSSI STATO UN UOMO...UN VERO UOMO” - e lo spinse di nuovo, un po’ più forte - “NON AVRESTI IGNORATO IL NOSTRO BACIO DANDOMI DELLA PUTTANA MA...” - non ebbe la possibilità di terminare la frase perché House le bloccò i polsi con entrambe le mani e la spinse di nuovo contro il muro accanto alla porta, fiondandosi nuovamente sulla sue labbra, se possibile ancora più bruscamente di prima, trasmettendole tutta la rabbia e la frustrazione che provava e che le parole di lei gli aveva provocato.

    Cameron cercò di opporsi girando il capo da una parta all’altra pur di evitare i baci di lui che diventavano sempre più numerosi, esigenti, bollenti - “no...House...lasc...” - non potè terminare la frase perché House immerse una mano nei suoi capelli e le tenne la testa ferma avvicinandola a lui e coprendo le labbra di lei con le sue.

    Bastò quell’ultimo attacco per far crollare le ultime difese di Cameron; si ritrovò a rispondere con passione riscoperta al bacio; le sfuggì un gemito misto di piacere e rassegnazione e fu come ritornare al passato, riscoprire vecchi sapori che si credevano dimenticati ma in realtà sempre presenti nella memoria, impressi a fuoco. Percepì subito la lingua di lui accarezzare la propria, come quell’unica volta in ufficio anni prima, con quella stessa familiarità e naturalezza, come un gesto appreso e ripetuto negli anni e non come se fosse la prima ed indimenticabile volta. All’improvvisò si risentì quella stessa donna, quella lei di due anni prima, ancora insicura, alla ricerca di una propria identità, combattuta tra l’amore impossibile per un uomo e la possibilità di andare avanti, costruirsi una vita ed una relazione, ed ebbe paura. Paura di ritornar quella che era, paura di ritornar al passato, di buttar all’aria in un istante, nel tempo effimero di un bacio rubato e sbagliato, tutto ciò che duramente aveva conquistato in questi anni lontani da lui, da House.

    Riaprì di scatto gli occhi e combattè con forza contro l’immagine che le apparse di fronte: House con gli occhi chiusi mentre la baciava come se da quello dipendesse la sua vita, la loro vita. Girò di scatto la testa cercando di allontanarsi dalle labbra di lui e di allontanare il suo imponente corpo dal sé ma questa volta la sua presa era molto più forte. Si agitò maldestramente ma House non riuscendo più ad avere accesso alle sue labbra prese a baciarla sulle guance, scendendo sul collo e il contatto delle sue calde e morbide labbra, in contrasto con la ruvidità della sua barba e la pelle ancora fredda e bagnata per la pioggia la fecero rabbrividire. La mente le urlava di fuggire da quella assurda situazione ma il suo corpo sembrava rifiutarsi di collaborare, volendo perdersi nell’uomo che aveva di fronte e che non smetteva di baciarla e accarezzarla.

    Era l’ennesimo tentativo di House di incasinarle la vita, mandare all’aria la sua relazione e lei non poteva far questo a Chase, non poteva far questo a loro e a lei. Tentò nuovamente di opporsi, con più forza questa volta e House per tutta risposta la afferrò per i fianchi e la spinse sulla scrivania alla loro sinistra. Con una mano buttò sul pavimento un po’ di fogli e qualche altro oggetto che Cameron non riuscì ad identificare; la tenne ferma con una mano sulla spalla mentre lei tentava inutilmente di alzarsi e con l’altra mano le allargò le gambe per potersi sistemare lì e bloccarla col peso del suo corpo.

    Lo scenario non lasciava molto spazio all’immaginazione di quello che sarebbe accaduto di lì a poco e Cameron non sapeva se essere più spaventata o eccitata dall’intera situazione. Per quanto fortemente si opponeva il suo corpo sembrava irrimediabilmente attratto da quello dell’uomo. Era sempre stato così e probabilmente lo sarebbe stato per sempre ma era un qualcosa comunque difficile da accettare.

    Avvertì nuovamente le labbra di lui sul suo collo e le mani accarezzarle i fianchi per insinuarsi sotto la maglietta e accarezzarle i seni coperti dal reggiseno. Trattenne un gemito che impertinente le affiorò sulle labbra. Con le mani tentò di scansarlo da sé e si dimenò ancora di più quando sentì una mano accarezzarle la gamba partendo dal ginocchio e salendo lungo la coscia alzandole nel tragitto la gonna. Nonostante il respiro affannoso di entrambi avvertì distintamente il rumore della cintura di lui che veniva slacciata e la cerniera abbassata. Tremò di anticipazione e l’assurdità della situazione contribuiva a spaventarla ed eccitarla ancora di più. Dire che era confusa era dir poco. Quante volte nella sua mente aveva immaginato scene del genere? Quante volte aveva desiderato che House la baciasse e prendesse in questo modo? E ora che stava accadendo le sembrava tutto sbagliato.

    Con le mani tentò ancora, un’ultima, disperata volta di allontanarlo, ma era troppo stanca sia fisicamente che psicologicamente di combattere con i sentimenti e le sensazioni intense e sconvolgenti che il contatto con House le stava provocando.

    Avvertì la prepotente erezione di lui premere contro di lei ed entrambi si fermarono restando immobili, trattenendo il respiro e forse per la prima volta guardandosi negli occhi.

    “House...” - un sospiro appena udibile, mentre sentiva una mano di lui bloccarle il fianco e l’altra la spalla appoggiata al duro legno della scrivania - “lasciami...ti prego” - concluse quasi senza voce.

    House la guardò a lungo e lei si sentì trafiggere e travolgere da quello sguardo e da quell’azzurro tanto intenso da poterci annegare. Restarono immobili forse per alcuni secondi che parvero essere interminabili, lì sospesi in quella situazione, al bivio di un rapporto, il loro, sempre in bilico, alla ricerca di un equilibrio.

    Non seppe per quale motivo o cosa scattò dentro di lei che la spinse a compiere quel gesto, ma quasi inconsapevolmente alzò la mano destra e lentamente gli accarezzò la guancia, passando il palmo morbido contro la sua corta barba ispida, in un gesto di nuovo troppo simile a quello compiuto nel suo ufficio anni prima. Lo avvertì prima tendersi ulteriormente e poi rilassarsi lievemente, accettando la spontaneità e la delicatezza di quel gesto inaspettato. Col pollice gli accarezzò le labbra, indugiando maggiormente sul labbro inferiore che aveva sempre adorato. Sentì il desiderio urgente di riassaporare quelle labbra, il suo sapore e calore, rendere concreta quella situazione, la sua presenza. Distolse il suo sguardo dagli occhi azzurri di lui e scese a raggiungere le labbra, studiandole come se le vedesse per la prima volta, leggermente dischiuse, arrossate e un po’ gonfie per i tanti baci rubati. Sapeva che tutta l’intera situazione era sbagliata, la sua presenza lì, le parole che si erano urlati, quel loro continuo allontanarsi per poi ritrovarsi, scontrarsi e allontanarsi ancora come meteore impazzite. Si morse con forza il labbro inferiore trattenendo un sospiro, combattuta tra migliaia di pensieri differenti che le frullavano nella testa alla velocità della luce e che terminavano inesorabilmente per scontrandosi col prepotente desiderio che provava per lui, che le annebbiava la mente e la faceva fremere. Dio, quanto lo voleva. Voleva le sue labbra sulle sue, lo voleva sopra di lei, dentro di lei. Lì, in quel momento, su quella scrivania dannatamente scomoda, ancora completamente vestiti. Rialzò lo sguardo per perdersi nuovamente nei suoi occhi azzurri più scuri del normale e giurò di poterci scorgere un desiderio tanto irruento quanto quello che lei stessa provava in quel momento.

    Avvertì la sua mano scendere dalla spalla lungo il braccio, fino a sfiorarle leggermente la mano e racchiuderla tra la sua, grande e ruvida, in un tocco più delicato e meno possessivo; subito dopo, o probabilmente avvenne contemporaneamente, non riusciva a distinguere le diverse sensazioni poiché tutti i suoi sensi erano talmente sollecitati da sembrarle impazziti, percepì la mano di lui che le stringeva il fianco allentare la presa e scorrere sulla sua schiena, col palmo aperto per assaporare la consistenza di quel corpo che aveva tra le sue braccia, sino a sollevarla un po’ e avvicinarla ancora maggiormente a lui.

    Questi due semplici gesti erano la possibilità che lui le stava dando di andar via prima che superassero insieme il limite dal quale difficilmente sarebbero tornati indietro. Cameron, però, il suo personale limite l’aveva superato nel momento in cui aveva riassaporato le sue labbra, accarezzato di nuovo la sua pelle, inalato il suo odore, in cui aveva sentito le sua forti mani accarezzarla, scoprirla, invaderla...e lei lo sapeva bene che indietro non si torna.

    Continuando a fissarlo, cercando di trasmettergli con uno sguardo tutto il desiderio che provava per lui e che, come cariche elettriche, vibrava tra i loro corpi, strinse tra le sue delicate dita la mano di lui.

    Quel semplice tocca fu un segnale nel loro personalissimo e privato codice di comunicazione fatto di segni, piccoli gesti ma soprattutto di sguardi la cui chiave di lettura era sempre e solo stata in loro possesso, una tesoro intimo e privato nato dal nulla e condiviso da sempre. Fu una risposta. La risposta che lui aspettava e in cui sperava.

    Senza preavviso la penetrò, con un’unica ed energica spinta e continuando a guardarla negli occhi asserì con decisione - “NO!”

    Cameron non riuscì a trattenere un gemito che le scappò dalle labbra e con la mano destra che pochi attimi prima era ancora sulla sua guancia afferrò con forza la sua spalla per reggersi, quasi fosse sull’orlo di un precipizio, sorprendendosi di quanto il suo corpo lo desiderasse e fosse pronto per lui. Si avvicinò ancora di più a lui finchè le sue labbra furono ad un soffio da quelle di lui - “non...mi...lasciare” - disse tremante in un soffio che raggiunse direttamente le labbra di lui.

    Fu come se lui non avesse bisogno di sentir altro. Prontamente le ricoprì le labbra con le proprie e fu un bacio diverso dai precedenti, lento, assaporato, privo di quell’urgenza frenetica che sembrava averlo posseduto sino a pochi attimi prima, forse persino dolce, come il sapore di entrambi fuso insieme, quel sapore che adesso Cameron percepiva nitidamente sulle labbra di lui.

    [Fine Flashback]


    Aprì di scatto gli occhi, ritrovandosi al buio, nel suo letto, ansimante e agitata. Inalò profondamente due, tre, quattro volte, finchè sentì il battito del suo cuore decelerare e il respiro tornar regolare. Si accomodò meglio sotto le coperte ripetendosi che avrebbe dovuto parlar con House il più presto possibile.

    Chiuse gli occhi affondando maggiormente la testa nel cuscino e respirò lentamente sperando di sentir di nuovo, come quella mattina in cui si era svegliata sola nel suo letto, il suo odore.

    Edited by Aleki77 - 13/10/2009, 10:29
     
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